Il trattamento del dolore cronico con il CBD rappresenta un approccio farmacologico non invasivo che si basa su un ingrediente che contiene principi naturali e ben tollerati. Il dolore è uno dei sintomi più comuni in varie malattie ed è accompagnato da una spiacevole sensazione che varia a seconda della situazione del momento che lo provoca e da come la persona lo percepisce. Il dolore può essere acuto – facilmente trattabile e che non causa autolimitazioni – o cronico – spesso invalidante e difficile da gestire.

Dolore cronico – cos’è e cosa provoca?
Contrariamente al dolore acuto, il dolore cronico può durare per più di sei mesi e protrarsi anche quando la causa scatenante è scemata. Le avvisaglie di dolore rimangono attive per settimane, mesi o anni e possono essere aggravate da fattori ambientali e psicologici. Questo tipo di dolore è resistente sia al trattamento medico che farmacologico ed è fonte di effetti negativi specialmente nella sfera psichica, causando depressione, rabbia e ansia. Il dolore cronico è collegato a particolari condizioni che includono:

  • emicrania e mal di testa
  • artrite
  • cancro
  • nevralgia
  • solastalgia
  • fibromialgia
  • dolori neuropatici

Mentre il dolore acuto è facilmente trattabile, per esempio, con i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) o con oppiacei più o meno forti, a seconda della sua intensità, il dolore cronico, specialmente il dolore neuropatico, è particolarmente debilitante. Nell’ultimo decennio sono stati sviluppati nuovi approcci alla terapia del dolore e si è posta un’attenzione speciale agli antidolorifici, che continuano a suscitare un maggiore interesse scientifico. Il ruolo della cannabis e dei suoi componenti, chiamati fitocannabinoidi, come coadiuvanti nel trattamento del dolore cronico sono stati oggetto di numerosi studi clinici e preclinici.

Il Cannabidiolo, assieme al THC, è uno dei principali componenti della cannabis ed è stato asserito che possiede un importante potenziale terapeutico nel trattamento di alcune forme di dolore cronico, sia di natura infiammatoria che neuropatica, con particolare riferimento, specialmente, alle comorbidità associate.

Gli usi terapeutici del CBD
Numerosi studi preclinici e clinici hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel trattamento delle afflizioni sintomatiche dolorose sia usato singolarmente che in combinazione con il tetraidrocannabidiolo. In particolare, il CBD riduce le più importanti complicazioni, quali ansia e depressione, associate al dolore cronico. Ansia e depressione sono due facce della stessa medaglia e, infatti, al giorno d’oggi, vengono trattate con medicinali antidepressivi invece che con le benzodiazepine. Il CBD, grazie alla sua interazione con i recettori del sistema serotoninergico, riduce questi effetti collaterali, aiutando il paziente a sopportare i sintomi dolorosi che continuano a persistere e che, spesso, sono resistenti ad ogni tipo di terapia farmacologica.

L’efficacia del CBD sembra non essere limitata al dolore cronico generico ma è stata osservata anche in molte altre condizioni cliniche quali l’epilessia, gli stati infiammatori, i disturbi del sonno, i sintomi della sclerosi multipla e la schizofrenia. Ad oggi, l’uso del CBD è stato approvato anche per i casi resistenti ai farmaci di epilessia infantile quali la sindrome di Lennox-Gastaut, la sindrome di Dravet o l’epilessia mioclonica infantile grave.

Dolore cronico, infiammazioni e comorbidità: il CBD e la qualità di vita dei pazienti
Il dolore cronico provoca delle conseguenze che vanno oltre la durata della sua percezione e impatta in maniera sostanziale sulla qualità di vita di una persona. I fattori che scatenano, caratterizzano e fanno perdurare il dolore sono molto diversi tra loro. Le cause principali sono gli agenti e le condizioni che favoriscono l’insorgere delle infiammazioni: vasodilatazione locale, un’aumentata permeabilità capillare, l’accumulo di sangue e liquidi negli spazi interstiziali, la migrazione di neutrofili dai capillari ed il rilascio di mediatori della flogosi (come, ad esempio, le citochine, le linfochine e l’istamina). Se la condizione medica non viene risolta, il processo di infiammazione progredisce fino a divenire sub-acuta o cronica e gioca un ruolo considerevole nella comparsa di malattie infiammatorie classiche (ad esempio l’artrite). Esistono molti dati clinici e preclinici che supportano quelle che sono, potenzialmente, le proprietà antinfiammatorie efficaci dei cannabinoidi e che, in particolare, mettono in risalto il ruolo del CBD come composto non tossico e non psicoattivo. Al momento non esistono trattamenti per prevenire o eliminare il dolore neuropatico, quindi i trattamenti in uso attualmente hanno solo lo scopo di ridurne i sintomi. La qualità di vita del paziente che presenta un dolore neuropatico è, generalmente, peggiorata da comorbidità quali disordini del sonno, depressione e ansia. Il CBD è potenzialmente utile nel trattamento di queste malattie coesistenti e, di conseguenza, migliora la qualità della vita del paziente neuropatico.
Il futuro del cannabidiolo nel trattamento del dolore cronico

Anche se maggiori studi si rendono necessari per far riconoscere al CBD una reale importanza clinica per il trattamento del dolore, alcune ricerche già attualmente disponibili forniscono informazioni molto utili sul ruolo che ricopre come anticonvulsivo, antiossidante ma anche come coadiuvante negli stati infiammatori come analgesico.

Quando scegliete il prodotto, è importante cercare quelli ad ampio spettro testati da laboratori indipendenti che garantiscano che il contenuto dichiarato nella confezione sia veritiero e dovreste essere in grado di reperire queste informazioni nel sito della compagnia. Inoltre, orientatevi su preparati che provengano da canapa coltivata biologicamente.

 

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